2003 – 2004
“Mwebale nnyo nnyo Naluggi!” (“Tante grazie Naluggi!)Quindici giorni intensi nell’Africa più nera, senza luce e con poca acqua, ma con tutta l’umanità donataci dalla comunità di Don Lazzaro
Ebbene sì! Dopo due anni di rinvii, ce l’ho fatta, e insieme a Olinda, Claudia e Giacomo, sono andata a trovare don Lazzaro. L’ansia prima di partire non era tanto per l’aereo, quanto per i chili (tanti!) di generosità (fra medicine, occhiali, magliette, penne,matite –permettetemi un ringraziamento personale e ufficiale ai ragazzi delle medie che si sono veramente impegnati – e offerte…) che i gonaresi, ma non solo, ci hanno affidato per i nostri fratelli di Naluggi. Comunque la buona volontà viene sempre ripagata e così è andato tutto liscio e alle cinque di mattina del 24 dicembre, siamo arrivati all’aeroporto di Entebbe, dove ad accoglierci c’era Lazzaro insieme a molte altre persone che in seguito sarebbero diventate amiche. Che emozione, effettivamente fa un certo effetto essere lì, a “casa sua”, una volta tanto siamo noi ad essere in minoranza e a non capire niente di quel che si dicono…!
Dopo le prime presentazioni (una vera e propria delegazione), e aver realizzato di essere in Africa (la conferma ce l’ha data un’alba che con quei colori lì poteva essere solo africana), carichiamo le valigie e partiamo. Prima tappa: Colazione al Cabana Restaurant, fermata di rito per gli ospiti gonaresi. Ripartiamo e dopo una sosta a Mityana, la sede della diocesi dove abita Don Lazzaro, ci addentriamo sempre più nel verde…africano, percorrendo strade (…qui la parola “strada” non rende proprio l’idea esatta…provare per credere!) ….africane. Insomma siamo immersi nel verde della vegetazione e nel rosso della terra, coccolati da un clima che meglio non si può, e dall’allegria di Lazzaro che inizia a chiedermi notizie di tutte le persone che ha conosciuto a Gonars (e nei dintorni)…e faccio fatica a stargli dietro…conosce più gonaresi di me! La maggior parte del tempo l’abbiamo trascorsa a Naluggi (che non ha bisogno, di presentazioni, nel caso basta che consultiate qualche numero passato del Glag), ospiti di Fr. John, che insieme a Fr. Carlo e a Ponziano (che sarà “Father” fra alcuni mesi), ci hanno fatto conoscere le varie comunità e villaggi della parrocchia.
Il primo luogo che ci hanno fatto visitare è la fattoria di Naluggi, che grazie anche al sostegno della lotteria organizzata in questi anni dalle “Zebre”, è cresciuta notevolmente. Attualmente le mucche sono una cinquantina e anche il numero dei maiali è in continua crescita, tanto che si sta provvedendo all’allargamento del porcile. Tutti questi animali verranno messi a disposizione delle famiglie bisognose. I giorni passati qui sono stati indimenticabili: fra lezioni di “luganda – italiano”, S. Messe “africane”, battesimi, bambini e persone festanti, il “mitico” matoke una specie di polenta di banane non dolci), la mia porzione la cedevo volentieri a Fr. Daniel.. ma questa è un’altra storia…, doni di ogni tipo!
Non vi nascondo l’imbarazzo, nel vedere persone che tornavano a casa, a prendere qualcosa per “onorare” questi ospiti venuti dall’Italia. Dire che è un paradiso è un po’ esagerato (in fondo la pasta non la fanno come in Italia), ma scambierei volentieri un po’ di matoke ( e vi garantisco che farei un “sacrificio”…) con qualche centro commerciale e qualche tipica “paranoia occidentale” (e non c’è che l’imbarazzo della scelta). Ma non vorrei rovinare la bellezza di questo viaggio con facili polemiche… così finisco dicendovi che mi sono veramente resa conto di essere stata in Africa quando è arrivato il momento di partire e lasciare tutto l’affetto, l’entusiasmo, i colori…africani…la famiglia di Lazzaro, Fr. John e tutti quelli che ci hanno fatto sentire accolti come fossimo a casa… e grazie a quei 3 ananas (10 kg. di bontà) che per poco ci costavano più del biglietto aereo,ma ci hanno permesso di gustare un po’ di Uganda anche qui in Italia.
Non vi ho raccontato un granché, in fondo quindici giorni sono troppo pochi per gustare a fondo tutte quelle emozioni, quelle cose, quel modo così diverso di vivere… e in ogni caso il vero viaggio è stato l’incontro con le persone e queste non si possono raccontare in poche righe.
Quindi se potete, andate, con rispetto e umiltà, a vedere con i vostri occhi, tanto c’è la “Gonars House” che vi aspetta!
E se siete medici o muratori….buon lavoro!
Ilenia Tavars