L’INIZIO….
“ La mia piccola Africa”
Diario di viaggio in Uganda 6/17 agosto 2000
“Lazzaro Kiggundu” è un ragazzo ugandese di 30 anni che studia in seminario a Roma. L’ho conosciuto nel 1996 al campo scuola di Pierabech, era un ragazzo timido un po’ riservato, non sapeva parlare molto bene l’italiano. Andando in passeggiata con i ragazzi è scivolato su un sasso bagnato ed è caduto, ferendosi al sopracciglio sinistro e slogandosi il polso. Isabella l’ha accompagnato al pronto soccorso di Tolmezzo dove lo hanno suturato e medicato. Lazzaro si è un po’ spaventato perché non si era mai ferito in vita sua. Il giorno seguente i ragazzi partivano per la consueta camminata in alta montagna e Lazzaro rimaneva a casa con noi perché infortunato. Quel giorno Marcello ci ha fatto una gradita sorpresa ed è venuto a trovarci, ma verso mezzogiorno Lazzaro non era ancora sceso dalla sua stanza e noi incominciavamo a preoccuparci, così decidemmo di mandare Denise e Marcello a chiamarlo. Quando Denise lo vide gli disse:” Credevamo che eri morto!” lui scoppiò a ridere divertito e così è iniziata la nostra grande amicizia.
Da allora siamo sempre rimasti in contatto scrivendoci lunghe lettere: lo scorso anno ci ha invitati a Roma per il Diaconato il 17/4/1999, ma purtroppo non abbiamo potuto essere presenti. Per Natale ho ricevuto un grandissimo regalo, Lazzaro è venuto a Gonars da noi! Rivederci dopo tanto è stato bellissimo, sembrava che il tempo non fosse trascorso. Ha con celebrato la S. Messa di mezzanotte con don Livio e padre Rodolfo, entrando così a far parte della nostra comunità in quella notte Santa, mentre il Papa Giovanni Paolo II a Roma apriva la Porta Santa, iniziando il Giubileo del 2000. Abbiamo trascorso il Santo Natale assieme in pace e serenità, quella serenità che Lazzaro trasmette a tutti coloro che gli sono accanto: il suo sguardo è così limpido e trasparente che lascia tutti affascinati dalla sua fede in Cristo. In quell’occasione Lazzaro ci ha invitati all’Ordinazione Sacerdotale che si sarebbe svolta nel suo Paese in Uganda. Eravamo rimasti molto lusingati da quell’invito e io pensavo:” Chissa? Se Dio lo vorrà ci saremo anche noi!”
Il giorno di Santo Stefano abbiamo celebrato il S. Battesimo di Cindy e Lazzaro è stato felicissimo di affiancare don Livio in questa importante celebrazione nel giorno della Sacra Famiglia. Cindy è stata la prima bambina battezzata iniziando l’anno Santo.
Il 27, Marcello ed io assieme a Luis e Denise lo abbiamo accompagnato in Austria, nel Monastero di St. Paul im Lavanttal, dove lo stavano aspettando Padre Sigfrid, monaco Benedettino ed il suo amico Charles anche lui Ugandese, per trascorrere qualche giorno assieme. Abbiamo potuto ammirare le splendide sale del monastero con i suoi tesori, gli affreschi, la chiesa, la cappella dei frati e … la neve! C’era la neve e i bambini si sono divertiti a giocare con Lazzaro. La nostra corrispondenza è continuata. Con Marcello ci siamo informati per il viaggio in Uganda, ma lui aveva tanti dubbi e probabilmente non ne avremmo fatto nulla. Mi addolorava molto non essergli vicino in quel momento importante della sua vita. Lazzaro era diventato per me come un figlio e come tale gli volevo bene. Non gli avevo ancora detto che forse non ci saremmo stati. In un’ultima lettera mi diceva la data dell’ordinazione, era prevista per il 12 agosto 2000. Il giorno precedente Lazzaro avrebbe compiuto 30 anni, era proprio un bel regalo di compleanno.
Presto sarebbe stato di nuovo con noi, non aveva potuto essere presente alla Prima Comunione di Luis e Denise perché aveva gli esami da dare. Ora aveva terminato e per il 25 giugno sarebbe venuto a Gonars, sarebbe stato così presente a Udine, dove in occasione del Corpus Domini si sarebbe celebrato il Giubileo di tutti i bambini di Prima Comunione. Era arrivato il giorno tanto atteso, Lazzaro sarebbe dovuto arrivare nella mattinata, non l’avevo ancora sentito ed ero preoccupata. Andammo alla S.Messa e il mio pensiero era:”Dove sarà? Gli sarà successo qualcosa?” Pensieri di mamma. Nulla di tutto questo, aveva solo ritardato la partenza da Bergamo dove si trovava per il Diaconato di un suo caro amico. Alla conclusione della S. Messa, arrivò Marcello che mi disse:”Lazzaro sta arrivando a S.Giorgio a assieme a Luca e Luis andiamo subito a prenderlo”. Quando arrivò, salutò Cindy che gli andò subito in braccio. Pranzammo tutti assieme, raccontandoci le cose più importanti, più tardi con i bambini ci recammo nel piazzale della chiesa per andare a Udine al Giubileo dei bambini. Lazzaro andò in auto con don Livio e Carletto (tre preti); loro sarebbero stati nella grande piazza con l’ ArciVescovo di Udine, Alfredo Battisti, e tutto il clero, mentre noi saremmo rimasti assieme ai bambini, sotto la collinetta del Giardin Grande.
La piazza era gremita di gente, erano presenti i bambini di quasi tutti le parrocchie della Diocesi di Udine. Rita mi mandò sulla collina dove celebravano la S. Messa, per fare le foto. Era un colpo d’occhio bellissimo:tutte quelle vesti bianche con i fiori in mano, e la gente raccolta per la celebrazione. Erano presenti moltissimi preti, diaconi e studenti del Seminario di Castellerio. Lazzaro era con loro; al momento della comunione scese per distribuirla alla gente; i nostri bambini appena lo videro arrivare si dissero sottovoce: “Lazzaro” e via tutti da lui!
La celebrazione terminò con la processione al Duomo e la benedizione del Vescovo. Tornammo a casa, Luca parlava con Lazzaro dell’Africa, in particolare dell’Uganda. Lui ci raccontava delle bellezze naturali di quella terra incontaminata. Luca mi chiese:” Ma perché non andate? E’ un’occasione unica. Dovevi insistere con Marcello, lui ha paura da morire, chissà perché? Quando arriva dal lavoro provo a chiederglielo io!” E così fece. Incredibile, riuscì a convincerlo, e così saremmo andati in Uganda! Lazzaro era in visita al parco di “Estate ragazzi” con i bambini; non sapeva ancora niente; quando arrivò e glielo dissi fece un avviva di gioia. Ero felice, era la cosa più bella della mia vita. Iniziarono così i preparativi per il grande viaggio!
…IL VIAGGIO
Turisti per caso
Quando il “mandi” fa venire la pelle d’oca
Ci siamo recati in Uganda, lo scorso agosto per dare un’ulteriore prova di affetto a Lazzaro, un seminarista di colore che studiava a Roma, conosciuto in un campo-scuola dei ragazzi della forania e diventato di casa, da noi ed in parrocchia a Gonars in occasione del Natale e durante l’estate. Lazzaro ci aveva invitati alla sua ordinazione sacerdotale, … non a Roma, nemmeno a Kampala, ma nella sua parrocchia di Naluggi e per la prima S. Messa a casa sua a Kiyinda dove vivono i suoi genitori, papà (che fa il “catechista”, ruolo che nelle terre di missione corrisponde a quello di responsabili delle comunità cristiane) e mamma, attorniati da altri 10 figli e alcuni nipoti. Siamo letteralmente sbarcati su un altro mondo: casette di mattoni, capanne di fango e foglie pressati, piste non asfaltate, volti così veri, sguardi profondi e sorrisi sinceri da metterci in difficoltà. Ovunque addobbi “fai da te”: bandierine colorate, festoni luccicanti, tuniche variopinte tese sulle nostre teste e tante stuoie distese sotto i nostri piedi, a coprire uno strato di paglia anti-umidità, davanti alla chiesa. Lì all’aperto, la celebrazione è durata oltre tre ore tra canti al suono dei tamburi, danze, offerte di doni, (anche noi abbiamo portato una casula con la Croce di Aquileia) per arrivare al momento emozionante della Consacrazione con l’imposizione delle mani da parte del Vescovo Joseph Mukwaya, presentazione degli ospiti, discorsi augurali, recite di bambini, abbracci….Mio marito Marcello ed io eravamo al centro dell’attenzione, scrutati da tanti sguardi indagatori e causa involontaria del pianto di alcuni bambini, che vedevano dei banchi per la prima volta: al nostro arrivo c’erano battimani, si interrompevano perfino i discorsi ufficiali! Nei giorni trascorsi al villaggio non abbiamo potuto fare a meno di coinvolgerci nella loro vita di clan (abbiamo imparato i loro nomi, osservato come vestivano, le loro abitudini), nel loro ordine di idee, in cui non necessita l’orologio, che apre la casa ed cuore all’ospite, magari privandosi dell’essenziale, che resta praticamente senza provviste quando c’è una festa familiare, perché chiunque passi di là vi partecipa, fin che c’è qualcosa da bere e da mangiare, portando i propri doni. Lazzaro non ha mancato di dire e di insegnare loro il “mandi” friulano: al punto che, quando siamo ripartiti, decine di voci di bambini ce lo gridavano felici, agitando le braccia in segno di saluto… la pronuncia sarà stata incerta, ma sentirli ci ha regalato una scarica di brividi indimenticabili. Mi rendo conto ora, che questo viaggio è stato per noi un privilegio. E anche un’opportunità per interessarci di più alle esigenze degli altri, invece che pensare solo a noi stessi.
Angela Plasenzotti